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La via lattea


Il cammino per Santigo di Compostela è uno dei più antichi e sacri pellegrinaggi della cristianità. Di questo cammino si serve il 69enne Bunuel per imbastire una lezione di ribellione a tutte le regole, sia quelle cinematografiche che quelle religiose. Il suo de-costruire lavora sia dall’interno, nella dinamica narrativa, che dall’esterno, attaccando e capovolgendo i dogmi del cristianesimo. Il film, di per se, è inenarrabile, cioè rifiuta qualsiasi tentativo di sottomettersi ad una trama. L’unica, labile, è il cammino dei due protagonisti, i quali spesso, scompaiono dal racconto che prende altre e impreviste strade. Ma a qualche cosa, seppur evanescente ci si deve aggrappare. Ecco che il loro peregrinare verso Santiago diviene il pretesto per effettuare una cinica, acuta, raffinata e divertente carrellata sulla storia, i dogmi, le eresie e i personaggi della Chiesa. Il film è una successione ininterrotta di occhiolini alla cultura cristiana e ai suoi credo, una narrazione volutamente sconclusionata, su vari piani e divagatoria, che anticipa un discorso distruttivo di Bunuel già cominciato con “Il Fascino discreto della borghesia” e che sarà portato ancora oltre nel successivo “Il fantasma della libertà”. La ribellione sul piano tematico-surreale si sposta sul piano del surrealismo costruttivo del film. Dal punto di vista registico l’eleganza e il classicismo di Bunuel risultano da antologia del cinema. Questo contrasto serve però a mettere ancora in maggiore luce le intenzioni eversive (più che sovversive) del Nostro. Cioè la visione di un “altro” cinema che parta da un maestro già riconosciuto, osannato, quasi infastidito da un oscar poco prima ricevuto. Chi lo credeva ammorbidito sobbalza sulla sedia. Gli episodi affascinanti non mancano. Ma vediamo di chiarire il perchè questo film non può essere raccontato.
Per esempio.
Delle bambine recitano il salmo scolastico concludendo ogni particina con l’irriverente “Su di lui anatema, nel frattempo un gruppo di terroristi effettua una marcia e fucila il papa. Le parabole di Cristo sconclusionate e i suoi miracoli che non si compiono. Personaggi di oggi che incrociano per strada quelli di un passato remoto e senza sorpresa vi interagiscono. Un prete sta fuori dalla porta e parla con due giovani chiusi dentro una stanza, poi senza nessun passaggio è dentro e vi discorre amabilmente. Un cacciatore (che poi cacciatore non è) spara ad un rosario, poi lo riceve dalla vergine Maria. Chi avrebbe il coraggio oggi di filmare queste cose? Un pò anarchico e un pò didascalico, un raffinato citazionismo teologico e un genuino spirito iconoclasta. Le vie di Bunuel portano ancora in territori inesplorati ancora oggi.

Salvatore Floris

Commenti

  1. Mi hai fatto venire in mente che l'ho registrato, ma non ricordo dove. Almeno so qualcosa in più del film, e Bunuel merita un pò di impegno.

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