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La notte che Evelyn uscì dalla tomba



Un aristocratico passa le notti a uccidere prostitute dai capelli rossi. Questo perché la sua mente è sconvolta dal rimorso della morte della moglie (con i capelli rossi) che lo ossessiona notte e giorno. Uno psichiatra suo amico cerca di aiutarlo, un suo cognato lo ricatta perché a conoscenza dei suoi delitti. Alla fine conosce per caso una biondina in una festa e se ne innamora sposandola. Ma c’è tutto un intrigo dietro di chi cercherà di farlo impazzire del tutto per prendere l’eredità della famiglia Cunningham.
Le inquadrature spesso sono originali

 Oggi si recensisce un film brutto. Voglio subito mettere le cose in chiaro. Le cose migliori della pellicola sono il titolo, l’atmosfera gotico – suspense che riesce a tenere abbastanza bene e alcune scene di violenza convincenti. Per il resto ci troviamo di fronte ad una delle sceneggiature più colabrodo della storia del cinema perché siamo nella completa illogicità in molti snodi narrativi. la psicologia dei personaggi è flebile e muta con il mutar del vento. Il protagonista del film per esempio è per metà film un serial killer e per l’altra metà un fascinoso padrone di casa, marito devoto e moralista giustiziere. Questo mutamento avviene in uno stacco e neppure in dissolvenza. La trama è scontata come poche e parecchio stupida nel finale, non volutamente comica altrimenti sarebbe stata da apprezzare. Certi elementi non vengono spiegati per nulla. Da dove arriva e cosa ha fatto la seconda rossa che Alan stava per uccidere fino alle battute finali??. Ma questo è un esempio fra tanti.
La scenografia gotica merita attenzione

Un classico esempio per imparare, osservando gli errori, come non si scrive una sceneggiatura ben fatta. Gli autori si sono basati sul classico errore di vedere le cose dal di dentro e non nell’ottica dello spettatore, per cui ci troviamo davanti a un’opera incomprensibile. Se si vuole si può guardare, in fondo la regia è di mestiere ma certi prodotti di genere pompati a mille non meritano rivalutazioni postume per forza.
Salvatore Floris


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