L a contaminazione dei generi è un’operazione delicata che può facilmente scendere in ridondanti riproposte di personaggi e situazioni molto note e oramai indigeste alla retina. Outlander – L’ultimo vichingo non possiede l’originalità di capostipite eppure riesce a rimanere su livelli godibili di azione e su un livello di lettura fiabesca che non scade in scene troppo frammassone ed esagerate. Prende in parte da "Predator" e in parte da "L’armata delle tenebre" senza tuttavia ricalcare pedantemente i due capolavori ma lasciando che la loro geniale idea di fondo rimanga a dare linfa all’opera. Un prodotto ben confezionato con una buona recitazione senza nessuno che vada oltre il compitino ma neppure oltre quello che è richiesto. Tecnica e tecnologia debitamente aggiornati e a passo coi tempi. Il rapporto fra l’Alieno e i vichinghi dell’ VIII secolo dopo Cristo non ha nulla di antropologico e profondo ma neanche di troppo inverosimile. Nella scena iniziale il prota...