Al Roberts è Un pianista mezzo fallito che suona in un locale per mantenersi a galla. Culla sogni di gloria ma oramai pare essere un disilluso inappagabile. Decide di andare a trovare la sua amata Susy a Hollywood, dove si è recata per cercare quella fortuna che a lui sembra ormai preclusa. Nel viaggio sarà travolto da avvenimenti surreali e si troverà imprigionato da un destino che ha scelto di condurlo in posti dove non voleva assolutamente andare.
Ulmer si muove su un canovaccio noir abbastanza consueto ma solo per rinnovarlo e capovolgerlo dall’interno. La riflessione che ne scaturisce è tutt’ altro che banale. E’ l’uomo a scegliere e determinare il destino con le proprie azioni o siamo in balia di forze estremamente più grandi di noi, contro le quali è inutile combattere? Si tratta sostanzialmente di un “on the road”, narrato dal punto di vista del protagonista che, con un lungo flashback, attende arrendevole la nuova mossa che il destino gli ha riserbato.
Il film presenta dei difetti dal punto di vista della sceneggiatura e dal punto di vista tecnico. Le retro proiezioni sono pessime. Alcuni passaggi della storia risultano troppo forzati, nonostante il fatto che si tratti di un film profondamente surreale. Non mancano tuttavia delle scene intriganti, come l’ omicidio involontario di Vera che viene strangolata dal cavo del telefono da Al nel tentativo di impedirle di telefonare alla polizia. La scena è un lungo piano sequenza di alcuni minuti. I due protagonisti sono separati da una porta chiusa. Ognuno ignora quello che effettivamente l’ altro sta facendo. Eppure le loro azioni li renderanno vittima e carnefice inconsapevolmente. Questo da un’ idea della geniale maniera in cui il film lega avvenimenti e personaggi apparentemente estranei, ma che paiono seguire un preciso piano intessuto da forze superiori.
Il film è un mito, soprattutto negli ambienti cinefili idolatri degli B-Z Movie e in gran parte rivalutato e fatto conoscere in Italia da quei registi di genere come Lucio Fulci e Umberto Lenzi che hanno sempre perseguito una dinamica autoriale ed economica simile a quella di Ulmer.
In principio lo volevo definire un buon film, un poco datato ma buono. Poi ho scoperto che è stato girato in sei giorni spendendo una cifra con la quale molti registi non riuscirebbero neppure a girare un primo piano.
Ecco perché lo definisco un film geniale.
Salvatore Floris
Salve,
RispondiEliminaaugurandoti un felice 2013, ti invito a votare i migliori film del 2012 sul mio blog. Nella pagina trovi anche il link per votare come "blogger cinematografico". Ovviamente, l'invito è esteso a tutti i blogger di cinema qui di passaggio che non sono ancora riuscito a contattare e a tutti i visitatori amanti del cinema!