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L'occhio che uccide

Marc Lewis è un ragazzo ossessionato dai sadici esperimenti del folle padre che da bambino lo ha sottoposto ad ogni genere di terrore, usandolo come cavia per il suo studio sulla paura e sulla reazione dell’essere umano davanti alla stessa. Scopofilo incallito ha la necessità di contemplare tutto quello che incontra nella vita, soprattutto gli aspetti morbosi o che suscitano repulsione.

La sua mania è degenerata sino al punto di farlo diventare un serial killer. Filma le sue vittime durante l’omicidio e tramite uno specchio le costringe a guardarsi nell’ attimo del supremo orrore della morte.

Powell riempie il film di riferimenti personali. Interpreta il padre di Mike in un breve filmato e fa interpretare al figlio la parte di Mike bambino. Fa vestire il protagonista con gli abiti che gli sono appartenuti per molti anni nel panorama del cinema londinese. Infine fonda una riflessione sul suo mestiere e sul suo essere un creatore di immagini. Il film è un thriller psicologico ed è girato nel 1960. E’ dunque un’opera innovativa e la capostipite di tutto un filone giallo e thriller che si gioca sullo sguardo il voyeurismo e la pluralità dei punti di vista. DePalma su tutti. Anche dal punto di vista tecnico è complesso e geniale.

Anticipa una società ossessionata dal dover vedere e dal voler contemplare soprattutto la violenza. Una miriade di prospettive labirintiche nelle quali ci si smarrisce. Il finale sembra suggerire che ci farà del male. Tutti abbiamo sotto gli occhi le prove per poter giudicare.

Salvatore Floris

Commenti

  1. Complimenti! Ottima recensione! Sintetica, ma accurata e profonda allo stesso tempo! Non ho visto il film, lo farò quanto prima!

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