Perfetta miscela fra favola nera e umorismo dissacrante del fantasy. Gilliam ci propone una riuscita ambientazione gotica per narrare le avventure dei fratelli Grimm che si guadagnano da vivere sfruttando la credulità popolare e bonificando i piccoli borghi da case infestate e maledizioni secolari. Grazie alla loro abilità di illusionisti inscenano coreografiche lotte con esseri malvagi e streghe di cartapesta liberando i malcapitati ignoranti dalla paura delle forze oscure. Fino a che non si imbattono in una vera foresta incantata, abitata da esseri succubi della regina che non vuole rassegnarsi a perdere la propria bellezza e rapisce 12 bambini dal vicino villaggio per poter rinascere giovane e magnifica. La notte di eclissi lunare, la notte della una di sangue, rinascerà A questo punto c’è uno scontro fra fratelli che si protrae per tutto il film oscillando fra sprazzi di affetto e amore e tensione, scontro anche violenti. I loro caratteri sono molto diversi. Cinico e materialista Wihlem, animo sensibile e sognatore Jacob che vede tutta la vicenda come una conferma a quello cui ha sempre creduto: un mondo magico celato dietro la semplice realtà banale del quotidiano. Un mondo che giustifichi finalmente quei fagioli magici acquistati quando ancora era un bambino al prezzo dell’odio ed emarginazione della famiglia poverissima che aveva visto pochi risparmi buttati al vento dall’immaginazione di un bambino. Alla fine della loro incredibile avventura i fratelli Grimm avranno accumulato un’esperienza tale da poter diventare famosi in tutto il mondo per le loro Favole.
Spettacolare scenografia per uno dei film più riusciti di Gilliam che riesce a mantenere uno spessore psicologico dei personaggi variegato e convincente. Riuscita anche la rievocazione storica dell’occupazione napoleonica in Germania e gli ambienti incantati. Inoltre è convincente l’interpretazione di tutti gli attori a cominciare da Damon e Ledger che infondono umanità e umorismo alle figuree dei fratelli. Da applausi il montaggio e alcune trovate visive come quella del fango che si trasforma in un simpatico mostro rapitore di bambini. Da antologia la cura della fotografia e soprattutto delle inquadrature sempre ridondanti e barocche, sbilenche sporche, che richiederebbero una seconda visione per apprezzare la ricchezza di particolari che le abitano.
Un film riuscitissimo, uno dei pochi che entra nel mito della fiaba e nelle figure archetipe della paura e della speranza e per questo in molti passaggi fa sobbalzare colpendo nel centro il nostro immaginario collettivo. Alzi la mano chi non ha sentito una puntura al cuore nella scena del cavallo che ingoia il bambino, paura per eccellenza dei più piccoli quella di essere rapiti e mangiati vivi, trascinati nel buio della notte.. Pieno zeppo di riferimenti al patrimonio delle fiabe classiche e degli oggetti incantati o i luoghi magici. Lo spettatore si può divertire anche a trovare tutte le citazioni meta-fiabesche che si presentano durante tutta l’opera.
Salvatore Floris
A proposito di mostri: Gilliam è uno dei miei mostri sacri del cinema contemporaneo.
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