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Big red one


Samuel Fuller nel 1980 gira uno dei film sulla guerra più cinici ed efficaci di sempre. Per fortuna da poco è possibile vedere la versione integrale restaurata che permette di ammirare il film completo e in tutta la sua bellezza. E’ un film fortemente voluto dall’ autore che ha scritto anche il soggetto e la sceneggiatura.

La follia della guerra viene presentata con una sottile ironia e un leggero humour nero che mancano in quasi tutte le pellicole del genere. Un grande Lee Marvin interpreta un disilluso e umano sergente della fanteria americana che comanda il leggendario battaglione denominato “Uno rosso”. Il sergente, insieme a quattro inseparabili subordinati, attraversa tutta la storia della seconda guerra mondiale, combattendo su numerosi fronti decisivi.

Il cammino ha il pretesto di raccontare tutte le sfaccettature della liberazione dell’ Europa dal nazismo ma anche l’ orrore dei campi di sterminio. Le scene di battaglia sono efficaci e fluide ma quello che sorprende in Fuller è la capacità di mettere in ridicolo la guerra e i suoi presunti eroi con un senso dissacrante di umorismo ed un cinismo irresistibili. Le scene indimenticabili non mancano. Alcuni esempi.

Il parto nel carro armato tedesco, mezzo di morte per eccellenza che protegge la nascita della vita. La scena nel manicomio, dove, durante una sparatoria, anche un paziente imbraccia il mitra e, sparando a casaccio, urla che non è affatto folle ma uguale ai soldati che hanno intrapreso il conflitto a fuoco. La scoperta dell’ orrore dell’ Olocausto non ha nulla di retorico e invasivo. Si limita a suggerire tutto quello che rimane nascosto dentro un forno crematorio che non ha ancora finito di bruciare i suoi “resti” e poi la sofferenza di un bambino innocente che porta nel proprio viso i segni dell’ inferno.
Geniale poi l’ inquadratura dell’ orologio di un cadavere durante il D-day. Dell’ acqua sporca di sangue lo copre in continuazione scandendo un tempo che non esiste più per l proprietario e che non ha più senso per i soldati.
“Il mondo si divide in due tipi di uomini – dirà un ufficiale lanciando l’ attacco decisivo alle postazioni tedesche per prendere la spiaggia – quelli che sono morti e quelli che stanno per morire!”. Quell’ ora tanto comune per noi, significa per i personaggi il giorno più lungo. La dilatazione di tale tempo mostra tutta la peculiarità tragicomica della guerra.

Il sergente comincia la sua avventura nella Grande Guerra. Sotto un crocefisso in legno con un Cristo senza occhi uccide un nemico che non è più tale perché le ostilità sono terminate da poche ore. Dopo mezzo secolo ricadrà nello stesso tragico errore, ma forse stavolta può rimediare, salvando la vita ad uno dei pochi veri nazisti rimasti, il suo alter – ego sconosciuto Schroeder.
L’unico eroismo in guerra è quello di sopravvivere.

Salvatore Floris

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