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Dio perdona io no!

Earp (Spencer), un agente di assicurazione, e Doc, un pistolero (Hill)inseguono un sanguinario bandito di nome Bill Sant’Antonio, che ha rubato oro per il valore di 300 mila dollari uccidendo tutti i passeggeri di un intero treno per non lasciare testimoni. Dieci mesi prima, Doc aveva ucciso Sant’Antonio, ma Hutch è sicuro che la rapina è stata architettata da lui. Infatti, Sant’Antonio ha usato Doc, facendogli credere di essere morto e scappando con tutto il bottino delle sue rapine, senza dividerlo con i suoi uomini: allo stesso tempo i suoi uomini, convinti che fosse stato Doc a rubarlo, gli hanno reso la vita impossibile. I due recuperano il bottino di quest’ultima rapina, e fanno appena in tempo a nasconderlo, prima di venire catturati dalla banda del fuorilegge. Questi iniziano a torturarli, fino a quando Doc non convince il suo torturatore a recarsi da soli sul posto. Qui, Doc approfitta di un coltello nascosto tra la sabbia quando ha nascosto il bottino per uccidere il suo aguzzino, e poi manda a chiamare Sant’Antonio, per il duello finale. Intanto anche Earp riesce a liberarsi del suo torturatore e raggiunge anche lui il nascondiglio del bottino.

Il film entra a far parte della storia del cinema per la nascita della coppia più famosa e redditizia del cinema italiano. Si propone come un lavoro di buona fattura ma ancora troppo legato alla lezione Leoniana sia nei personaggi che nelle inquadrature e nei tempi del racconto. Colizzi è un regista che sa adottare una buona messa in scena e proporre una storia convincente fino alla fine senza troppa originalità ma con mano ferma. I personaggi interpretati da Hill e Spencer sono stereotipati ma la maschera dei due attori rimane impressa e si capisce che lasceranno il segno nel nostro immaginario.

Il gigante buono un poco ingenuo, scorbutico ma dal cuore d’oro e le braccia d’acciaio, il furbo, veloce e divertito baro-pistolero che si immerge in ogni avventura che si profila all’orizzonte, sono due archetipi narrativi che si ripresenteranno in decine di film sempre fortunatamente. Buona la fotografia sporca e livida sui primi piani. Un applauso per il titolo, accattivante come pochi.

Davanti ad un fuoco con un buon sigaro ci può stare in queste fredde serate invernali.

Salvatore Floris

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