Doveva essere proprio così il titolo, con quel “coglione” eliminato dai produttori ma tanto significativo. Leone si getta nel carnaio della rivoluzione tratteggiando personaggi e situazioni a volte un pò didascaliche ma con una forza narrativa impressionante. Scene da antologia come quelle del ponte o del treno in corsa, con il dottor Villega che si precipita verso la sua morte eroica. La musica di Morricone vibra sulle emozioni dei personaggi come non mai. Leone comincia un percorso che si svilupperà in maniera ancora più precisa e radicale con “C’era una volta in America".
Abbandona la razionalità e la precisione narrative per privilegiare i salti di emozione, i suoi flashback si fanno sempre più suggestivi e non svelatori di un indizio necessario alla trama. Ecco perchè alcuni passaggi sono chiari solo ad una seconda visione.
Steiger e Coburn fantastici ed in sintonia con i personaggi incarnati, malinconico ed epico come un canto omerico. Attenzione alla visione televisiva, dove viene sacrificato l’ultimo flashback, che non svela nulla, appunto, ma da alla storia un equilibrio ed un tocco quasi inconscio che lo rende indimenticabile. Questo dimostra come anche pochi secondi manipolati dalla tortura della censura possano alterare un delicato equilibrio di un’opera. John e Juan. Uno idealista e l’altro materialista ma diventeranno amoci nel modo più drammatico, legati dal destino. Juan mormorerà ” e adesso io…”, ha perso la parte violenta della rivoluzione, la forza della dinamite, oltre che un compagno, come potrà continuare?
GIU’ LA TESTA regia:SERGIO LEONE 1971 colore 150 minuti
Salvatore Floris
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