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L'iguana dalla lingua di fuoco

A Dublino, la polizia è in allarme per una serie di misteriosi quanto feroci delitti. L’ispettore Lawrence, impossibilitato a seguire una pista che conduca all’interno di un’ambasciata – protetta, come tale dall’immunità, assolda John Norton, ex ispettore di polizia radiato dai ranghi per un episodio di violenza ai danni di un pregiudicato. Messosi immediatamente in azione, riesce a sedurre NortonHelen, figliastra dell’ambasciatore Sobiesky, cosa che gli consente di indagare da vicino sulla vita del diplomatico, dei suoi familiari e delle persone che frequenta. Nuove vittime vengono nel frattempo ad allungare la catena dei misteriosi delitti, finché Norton riuscirà a concludere le sue indagini, individuando il feroce assassino. Un giallo thriller inserito in un angolo cieco della legge. La possibilità di un travalicamento della Legge in zone franche dove la polizia non può far altro che giocare in modo poco ortodosso per raggiungere il colpevole. La sceneggiatura fa acqua in molti punti ed il finale rasenta il ridicolo con la sbrigativa rivelazione dell’assassino e la razionale interpretazione della sua follia e dei suoi delitti. Oltretutto ci si accorgerà che il colpo di teatro finale sul primo omicidio della ragazza trovata morta nel portabagagli della macchina dell’ambasciatore non ha nessuno senso già per la dinamica con cui il delitto è commesso. Si tratta di una di quelle pacche sulle spalle date allo spettatore che vuole vedere la punizione per un personaggio antipatico e amorale. Siccome non siamo in chiesa questa cosa deve essere stata voluta dai produttori altrimenti Freda mi deluderebbe molto. Personaggi che scompaiono nel nulla e dal nulla appaiono.

L’equilibrio del film riguardo alla psicologia e l’assetto delle relazioni fra i personaggi non merita la sufficienza. Eppure il film si fa vedere ed ha alcune scene di notevole interesse sia dal punto di vista visivo che narrativo. Merito della regia matura di Riccardo Freda che riesce a tenere la tensione su buoni livelli, inserendo frammenti visionari come quello del pestaggio dell’ex ispettore Norton che portò al suicidio un carcerato, oppure la forte dose di morboso splatter con ettolitri di sangue che schizzano dappertutto in alcuni omicidi che fanno la gioia degli appassionati. L’uso del vetriolo per sfigurare le vittime e il classico rasoio per reciderne la gola. Insomma un lavoro sopra la media rispetto ad altri titoli dello stesso genere quali "Nove ospiti per un delitto" o "L’assassino ha riservato nove poltrone" soprattutto per il lavoro di Freda che qui, occorre dirlo non si trova certo al suo apice.

Per tutti quelli che desiderano passare una serata con un buon film di genere.

Salvatore Floris

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