Primo film di Kubrick. O meglio il secondo. Ma a tutti gli effetti l’esordio assoluto. Molti infatti sanno che l’opera prima “Fear and Desire” è stata accantonata, negata e misconosciuta dal proprio autore. Kubrick stesso ebbe a dichiarare che “Fear and desire” era una storia interessante fatta senza alcuna perizia. Invece “Killer’s Kiss” era una storia non molto avvoncente e innovativa ma fatta con una certa dose di esperienza. Vista l’attenzione per la parte tecnico-formale delle sue opere non sorprende affatto che l’autore consideri questo il suo esordio cinematografico.
Effettivamente la storia non ha nulla di eccezzionale. Strutturata come un lungo flashback, è un noir nerissimo che si aggira per i bassifondi di una New York notturna. Un uomo aspetta nervosamente davanti alla stazione. Cosa? Chi? Lo sapremo solo alla fine, dopo che ci verrà chiarito tutto il percorso che porta il protagonista sino a li. Si tratta di un pugile fallito che si trova implicato nel rapimento della sua vicina di casa da parte del suo maniacale datore di lavoro. Cercherà di portarla in salvo. Se la prima parte del film risulra abbastanza accademica, essenziale e monotona, dove K. non disdegna di reciclare materiale del suo primo cortometraggio “Il giorno del combattimento”, la seconda parte, con una lunga sequenza di inseguimento sui tetti newyorkesi è assai più dinamica e avvincente. La lotta finale nel magazzino dei manichini presenta secondi che fanno intuire l’enorme potenziale del giovane regista. E’ facile notare come a Kubrick interessi più la forma che la sostanza. Si ha l’impressione che stia facendo esperimenti e vedendo le possibilità che mezzi adeguati possono garantire. L’aspetto più interessante del film è la bellissima fotografia contrastata, puntigliosa e ricercata. Sorprende la grande originalità delle strada di New York riprese di notte, la bellezza dei contrasti e l’uso drammatico di luci e ombre seppur K. disponesse di un budget praticamente inesistente. Anche il montaggio si apre a scelte controtendenza, ispirate alla lezione ancora fresca del cinema sovietico. Eravamo alla stazione..Chi sta aspettando il protagonista?
Ve lo dico io: l’unico happy end del regista del Bronx.
IL BACIO DELL’ASSASSINO regia:STANLEY KUBRICK
1955 b/n – 76 minuti
con: Frank Silvera, Jamie Smith, Irene Kane,Ruth Sobotka.
Salvatore Floris
A questo punto mi tocca rivederlo, se l'ho già visto, o guardarlo per la prima volta, sempre se lo propongono in tv. Voglio vedere com'era partita la sua filmografia...
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