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La messa è finita


Moretti trova un equilibrio magnifico fra il suo essere giornalista e regista. La messa è finita rimane un’opera importante per il nostro cinema. Un’analisi intelligente e appassionata della crisi generazionale degli anni ‘80. Moretti ha avuto sempre un punto fermo nel suo cinema: quello di parlare di generazioni disilluse e smarrite. Lo ha fatto per i post-sessantottini in Ecce Bombo – Bianca, poi con Palombella Rossa e Aprile ha analizzato la scomparsa di una politica e società comunistoide crollata dopo il muro di Berlino. Il film è essenziale in tutte le componenti del suo linguaggio.

Forse per questo motivo maggiormente efficace. La figura del prete, interpretato dallo stesso Moretti, condensa una serie di paure e dubbi di un’intera epoca. Il fatto che questi dubbi si svolgano nell’animo di un religioso non fa altro che estremizzare i conflitti e le scelte del suo essere. Si parla principalmente di un uomo fuori posto, che non riesce a trovare la pace e gioia che sempre proclama, davanti alla crudezza della vita. I suoi principi e valori sono messi continuamente alla prova, fino a costringerlo alla scelta più dolorosa, quella della solitudine. Bellissima questa scelta e finalmente coerente. Non una scelta eroica ma sofferta e vera, perchè viene dopo aver assaggiato la vita. Quindi diventa una decisione così coraggiosa da sfiorare il martirio. Ossessivamente, Giulio, ricorda l’impossibilità di restar soli e la bellezza della vita insieme agli altri. Il film si apre proprio con la celebrazione di un matrimonio, vita a due per eccellenza, genesi e pilastro della nostra struttura sociale. La vicenda si chiude con la partenza del sacerdote per un luogo lontano, dove lui sarà non un prete, ma un amico e la gente lì ha veramente bisogno della sua azione. Un cammino profondo che Moretti sceglie di rappresentare senza compromessi e senza sconti. Anche in quest’opera risalta la geniale capacità del regista di usare il linguaggio. Le parole sono importanti, fanno male, sono inopportune ed esplodono nelle situazioni come bombe assordanti. La scena della morte della madre è meravigliosa, una delle più belle mai girate per amore di una madre. E mettono in risalto l’immaturità del personaggio, e di una generazione incapace di crescere. L’egoismo che la pervade, non accettando il mondo che la circonda. Don Giulio vorrebbe il mondo come se lo immagina, ma il mondo è troppo diverso e troppo reale. Forse in quel momento si rende conto di non essere mai cresciuto veramente e decide di diventare uomo.

LA MESSA E’ FINITA regia: Nanni Moretti (1985) colore 94 minuti

Salvatore Floris

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