Benny,
un pianista che tira a campare nei bassifondi di Mexico City, si trova
fra le mani la sua carta vincente. Gli vengono offerti 10.000 dollari per portare a dei
cacciatori di taglie la testa di Alfredo Garcia, reo di aver messo
incinta la figlia di un potente boss latifondista. L’operazione sembra
semplice, visto che Garcia è morto pochi giorni prima e non si
lamenterebbe nel lasciarsi portare in giro dentro una scatola. Ma la concorrenza
rovina tutti i piani di Benny che si ritroverà solo contro un gruppo di feroci criminali. Con la
consapevolezza di non avere più nulla da perdere, si lancerà in una disperata fuga per arrivare primo con il macabro trofeo.
Polvere e pistole |
Il film si apre sarcasticamente con un laghetto idilliaco dove cigni e
anatre nuotano tranquilli, dove tutto sembra armonia e pace. La chiusura è altrettanto netta e sarcastica e fissa il fermo immagine della canna
di una pistola ancora fumante che punta verso la macchina da presa. Un'iniezione di violenza direttamente nelle vene dello spettatore. Questo percorso la dice lunga sul’ evoluzione
della vicenda di Benny. Peckinpah trascina il West nel contemporaneo per narrare
il viaggio nella violenza e una parabola di autodistruzione portata fino alle ultime conseguenze. L’avidità spinge numerosi banditi verso la conquista di un trofeo putrefatto, splendida metafora dell'avidità cieca dell'uomo, che potrebbe cambiare la vita di disperati senza principi o futuro. Benny è un diseredato che
si muove nei luoghi squallidi e maleodoranti del Messico più arretrato,
superstizioso e maschilista. E’ un perdente di natura che non vuole lasciarsi scappare l’occasione della vita per prendersi una rivincita dalla
miseria e dal destino. Solo alla fine capirà che quello per cui ha combattuto, che la
lunga scia di sangue che si è lasciato dietro per il denaro non ha alcun
significato. Comincerà a vedere il valore inestimabile di quello che ha
perduto.
Sparatorie epiche |
Molto autobiografico, a mio avviso, il protagonista, continuamente sporco, trasandato, sempre con la
bottiglia in mano a tracannare alcool. Un uomo capace di grandi
sentimenti (come testimonia la scena di Benny e della sua ragazza che
parlano del loro futuro sotto un grande albero) ma incapace di viverli,
accettarli, ed sedersi felice.
Il film è leggermente sotto la media dei migliori lavori del regista
anche per via delle difficoltà produttive e per il carente stato di salute di Peckinpah. Rimane il fascino dell’epico personaggio ai margini di un mondo
delirante e alcune sequenze che sono capolavori a se stanti.
Salvatore Floris
Commenti
Posta un commento