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La battaglia dei tre regni

Anno 208: sono i giorni finali della dominazione della dinastia Han. Il primo ministro Cao Cao convince l’imperatore che l’unico modo per riunire tutta la Cina è dichiarare guerra ai regni confinanti di Shu e di Wu dell’Est: parte così una campagna militare d’inedite proporzioni, condotta dallo stesso Cao Cao. Per contrastare le forze che li stringono sotto assedio, i due regni attaccati decidono di stringere un’alleanza. Sarà l’inizio di una guerra combattuta per terra e sulle acque del fiume Yangtze, che culminerà nella Battaglia delle Scogliere Rosse, il cui andamento segnerà tutta la storia della Cina a venire.

Gigantismo e dinamismo si miscelano alla perfezione nell’ultima opera di John Woo.

Regista che si mostra capace di dirigere un’opera corale piena di comparse, battaglie, spazi infiniti, e microcosmi soggettivi.

Un’opera che richiama la maturità narrativa del regista che ha alle spalle già alcuni capolavori ma cui mancava forse un grande film in costume per poter sfoderare tutto il suoi talento.

Bravissimi gli attori e gli acrobati che riescono a ricreare delle coreografie guerresche di rara bellezza e sincronia letale.

A mio parere leggendaria tutta la scena della prima grande imboscata-battaglia. Il meccanismo della strategia militare si sviluppa con la precisione di un meccanismo- trappola che lo spettatore può seguire affascinato dall’alto. Gli esagerati atti eroici e movimenti dei combattenti poi si adeguano con l’aspetto mitico della vicenda che è un grande affresco storico ma insieme anche la nascita di una gigantesca nazione moderna.

Aspetto con trepidazione l’arrivo del DVD con la versione uncut dell’opera che risente di pesanti tagli per la necessità di essere presentata al cinema. L’opera originale ha infatti una durata di circa 4 ore ridotte “solo” a 160 minuti per essere fruibile in una sola visione in sala.

La pellicola è anche un concentrato dei grandi temi epici del cinema cinese dell’ultimo decennio con eroine, eroi saggi, agili e in armonia con la natura, crudeli e megalomani conquistatori, filosofia della guerra millenaria, spazi naturali infiniti e dalla bellezza mozzafiato.

Opera mastodontica con una strizzata d’occhio al cinema di arti marziali nelle zoomate veloci sui primi piani degli attori e su alcune coreografie.

Fotografia bellissima e iperrealistica che da il meglio di se nella parte finale con le fiamme che avvolgono la scena di un rosso accecante.

Usi del Dolly da antologia e narrativamente efficace per svelare la maestosità di un esercito a cavallo o la smisurata flotta che arriva minacciosa a soffocare la libertà.

Salvatore Floris

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