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La rapina perfetta

Ci sono film che sorprendono per il fatto che spiazzano. Perchè sono capaci di cambiare registro e virare di rotta in modo repentino ed inaspettato, rapidi e sconvolgenti come un colpo di pistola alla tempia. Alcuni lo fanno deludendo le aspettative della prima parte e altri invece che sollevano notevolmente il favore dello spettatore per una scelta intelligente e coraggiosa. La rapina perfetta appartiene al secondo tipo.


Londra, 1971: Terry, un venditore di automobili con problemi economici dedito alla piccola criminalità, viene contattato da una modella del quartiere – e sua vecchia fiamma – per un colpo alla banca di Baker Street. Per Terry è l’occasione che aspettava da tempo: mollare tutto, saldare i debiti e ricominciare una nuova vita con sua moglie e le sue figlie. Il piano è semplice: scavare un tunnel che porta direttamente al caveau della banca e svuotare le cassette di sicurezza fino all’ultimo centesimo. Ma ciò che sembrava un semplice colpo, si trasforma in un gioco criminale più grande di loro: il contenuto di una delle cassette contiene segreti che coinvolgonoMafia, servizi segreti e famiglia reale coinvolti in scandali sessuali, omicidio e corruzione.

Interessante dissertazione intorno al tema del colpo impossibile alla banca che si allarga ad una grande denuncia della corruzione e della depravazione dei poteri forti. Il fascino del film deriva dal fatto che si ispira ad un fatto realmente avvenuto e che da forza alle sottintese situazioni dei personaggi. Il vero bottino della rapina diventa un’arma a doppio taglio per i rapinatori stessi, dei personaggi simpatici,abbastanza candidi che si muovono in stili caratteriali un po’ cialtroni ed innocui. Ma una volta entrati a contatto con il mondo dei veri criminali che si muovono su macchine di lusso ed in giacca e cravatta, la loro innocenza viene spazzata via e la violenza cruda entra a far parte della loro vita minacciandoli tutti.

Interessante la prova degli attori ed in particolare di Jason Stathman che riesce a non prendersi troppo sul serio e si avvicina ad un neorealismo drammatico per il suo personaggio oscillante fra il bene ed il male.

Ritmo che regge senza essere fracassone e una regia ordinata permettono di dire che si tratta di un’opera validissima che merita una visione più attenta della maggior parte dei lavori simili in circolazione negli ultimi anni.


Salvatore Floris

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