Julien Tavernier e la sua amante Florence, moglie del suo principale Simon Carala, mettono in piedi un complotto per assassinare quest’ultimo. L’uomo prepara minuziosamente il delitto disponendo le cose in modo che la polizia sia indotta a credere ad un suicidio. Tutto si svolge secondo i piani ma all’ultimo Julien si accorge che dalla ringhiera di un terrazzino pende ancora la corda di cui si è servito per entrare nell’ufficio della vittima. Deciso ad eliminare la prova che potrebbe essergli fatale, Julien cerca di rientrare nella stanza del delitto, ma proprio quando sta salendo al piano dell’ufficio, la corrente elettrica viene tolta e resta imprigionato all’interno dell’ascensore. Nel frattempo, la sua automobile viene rubata da una coppia di fidanzati Luis e Veronique. I due giovani passano la notte in un albergo e Louis, che si spaccia per Julien uccide due turisti tedeschi per tentare rubare la loro auto. Julien riesce ad uscire dall’ascensore il mattino senza essere visto e viene arrestato dalla polizia. Florence, anche lei fermata dalle autorità, interviene per fornirgli un alibi e pare che la polizia riconosca lo scambio di persona. Ma alla fine tutti pagheranno per i delitti commessi.
Ascensore per il patibolo si presenta come un noir lento e riflessivo ma a guardarlo con attenzione si nota che al regista la storia poliziesca intricata e poco verosimile interessa fino ad un certo punto. Mallè si preoccupa maggiormente di analizzare i sentimenti dei personaggi ed i loro rapporti. Non è un caso che il perno dell’opera sia il vagabondaggio notturno di Florance in una Parigi neorealista e nottambula da una parte e la metaforica prigionia di Julien nell’ascensore dall’altra. Sono due stati d’animo e due percorsi che si spostano continuamente dall’interno del personaggio all’esterno di esso. I primi piani sul volto di Florence staccano completamente il volto dalla realtà circostante e la sua voce interiore parla con lo spettatore. Si potrebbe interpretare il film come un viaggio ed una riflessione sull’ Amour Fou e sulle azioni che porta a compiere. Il film è importante anche per la sua spiccata autorialità che porta all’attenzione di tutti il fenomeno del nuovo cinema, quella Nouvelle Vogue che tanto inciderà sul cinema moderno. Ambienti familiari e scenografie dal vero, una colonna sonora di Miles Davis spesso improvvisata che più che accompagnare l’azione trasmette l’interiorità dei personaggi, in una fusione fra musica e immagine del tutto nuova. Il film è impegnativo e consigliato solo ad un pubblico che voglia andare oltre una fruizione della storia per entrare nell’ottica dell’opera. Allora la sua lentezza risulterà necessaria e la sua forza sarà proprio quella di scostarsi dai classici binari del noir poliziesco per usarlo semplicemente come sfondo di una vicenda che parla di peccato, amore e morte.
Salvatore Floris
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