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Il fantasma della libertà


Una serie di episodi, apparentemente slegati l’ uno dall’ altro, sono usati da Luis Bunuel per giocare ancora con lo spettatore, spiazzarlo e piazzare alcune delle sue critiche più feroci e geniali allo status quo ed alla cultura borghese del politically correct.

Come sempre la critica e l’ originalità partono dalla struttura stessa del film, che è già una sfida per lo spettatore. Esso deve riuscire ad abbandonare la tradizionale fruizione di un’ opera filmica e stare al gioco del regista, che lo porta in libere associazioni surrealiste al limite della follia. Il film, una volta data fiducia all’ opera, risulta godibilissimo e dall’ ironia veramente travolgente. Il fantasma della libertà si materializza già con questo primo passo.

La fluidità del film risulta sorprendente, vista l’ inconsistenza classica della trama, le riprese sono dinamiche ed hanno un taglio molto lineare che fa emergere con maggiore efficacia la mancanza di collante della storia. Il regista condensa molte scelte e stili della sua poetica. Il film appare un’ opera ridondante dove l’ autore ritorna a fare i conti con tutta la sua opera, divertendosi ad auto citarsi o ad allargare la sua sperimentazione visiva e narrativa.

Se si pretende di vederlo con la logica e i parametri del cinema narrativo classico si resisterà per un quarto d’ ora prima di gettare la spugna. Ma se si accetta di lasciare a casa la ragione ed affidarsi al puro gusto della fruizione del cinema si rimarrà estasiati.

Parecchie le scene entrate nella leggenda. Come quella del rovesciamento della pratica di mangiare – defecare o la ricerca della bambina scomparsa che è sotto gli occhi di tutti. La blasfemia regna sovrana in alcuni passaggi come quello dove i frati si mettono a giocare a poker usando le immagini dei santi al posto delle fiches. L’ aspetto religioso è tuttavia meno pervasivo rispetto ad altri titoli dell’ autore. Qui regna sovrana una critica sociale più imbastita sulla banale e squallida quotidianità. In effetti Il fantasma della libertà è un ideale epilogo del più fortunato e celeberrimo “Il fascino discreto della borghesia”.

Il film respira di una tranquillità dell’ artista arrivato e soddisfatto della sua vita artistica, capace di non prendersi troppo sul serio, di inserire metafore e simbolismi eccezionali in alcuni punti, o lasciandosi trasportare dall’ impulso inconscio fine a se stesso, ma non per questo meno affascinante.

E’ il penultimo film di Bunuel. Fondamentale per chi voglia comprenderne l’ idea di cinema e la grandezza nel panorama della settima arte.

Salvatore Floris

Commenti

  1. O santi numi!!! Qui la cinefilia domina!!!! Sarei veramente orgoglioso se tu partecipassi al Torneo dei film, come votante e inserendo le tue nomination: puoi dargli un voto, da 1 a 5, ma anche gareggiare con un altro blogger, facendo scontrare i tuoi film preferiti (e non solo quelli) con quelli di un altro partecipante.

    http://torneodeifilm.blogspot.com/

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