Passa ai contenuti principali

Macchie solari

Macchie solari è un buon giallo perchè riesce a mantenere un buon livello di suspence per tutta la sua durata. Tecnicamente ben girato sotto tutti i punti di vista langue solo nella trama che presenta numerosi snodi mal riusciti e frettolosamente svolti.

Una Roma soffocata dal sole di Agosto assiste ad una serie impressionante si suicidi. Ma quando una ragazza viene trovata morta su una spiaggia suo fratello, prima leggenda dell’automobilismo e poi prete (sic!) stretto dal rimorso per un incidente mortale da lui provocato durante una gara, non crede alla versione ufficiale dei fatti e comincia ad indagare. La sua storia si intreccerà con quella di una ragazza che sta prendendo la specializzazione sulla differenza fra un vero suicidio ed uno simulato, suo padre arrivato ed importante antiquario e un giovane di ricca famiglia, fotografo e dandy. La loro storia porterà a una serie di omicidi sempre più efferati fino alla soluzione finale che porterà alla luce una torbida storia di ricatti e eredità.

Le parti migliori sono quelle che si svolgono all’interno dell’obitorio dove la necrofilia ed il disfacimento del corpo sono presentati in modo crudo e quotidiano. La figura della ragazza è ambigua, la sua frigidità viene presentata come una strana turba psichica. La bravura del regista sta proprio nel suo essere capcace di non creare troppi sospetti e di mantenere il mistero fino alla fine non solo sull’assassino ma anche sulle motivazioni dello stesso. Fino alla scena finale dove c’è una bellissima incomprensione nella quale la vittima si crede al sicuro con il proprio aguzzino ed in pericolo con chi veramente la ama.

Macchie solari si riferisce all’influenza che possono avere le emissioni di energia del sole sulla nostra psiche. Una menzione va fatta per la splendida colonna sonora di Ennio Morricone.

Salvatore Floris

Commenti

Post popolari in questo blog

Detour

Al Roberts  è Un pianista mezzo fallito che suona in un locale per mantenersi a galla. Culla sogni di gloria ma oramai pare essere un disilluso inappagabile. Decide di andare a trovare la sua amata Susy a Hollywood, dove si è recata per cercare quella fortuna che a lui sembra ormai preclusa. Nel viaggio sarà travolto da avvenimenti surreali e si troverà imprigionato da un destino che ha scelto di condurlo in posti dove non voleva assolutamente andare. Ulmer  si muove su un canovaccio noir abbastanza consueto ma solo per rinnovarlo e capovolgerlo dall’interno. La riflessione che ne scaturisce è tutt’ altro che banale. E’ l’uomo a scegliere e determinare il destino con le proprie azioni o siamo in balia di forze estremamente più grandi di noi, contro le quali è inutile combattere? Si tratta sostanzialmente di un “on the road”, narrato dal punto di vista del protagonista che, con un lungo flashback, attende arrendevole la nuova mossa che il destino gli ha riserbato. Il...

Viale del tramonto

Alcuni pensano che la grande rivoluzione del cinema sia stata l’ introduzione del colore. Non è affatto vero, la vera rivoluzione è stata quella di introdurre il sonoro nel cinema. I film muti non erano mai veramente tali. Avevano un accompagnamento musicale, avevano dei professionisti che facevano i rumori, come campanelli o clacson. Ma i dialoghi, le voci e i suoni dell’ ambiente non erano presenti. Con il sonoro molti attori finirono in soffitta. Alcuni avevano una voce orribile, altri non si riuscirono semplicemente ad adattare al nuovo linguaggio del cinema e alle nuove tecniche che richiedevano anche la voce. Questo vale anche per i registi. Non si tratta di un problema di apprendimento della tecnica, ma proprio di apprendere un nuovo linguaggio per esprimersi. Se il colore immette nuove forme e pochi contenuti nel cinema (ad esempio col suo uso simbolico) il suono immette un contenuto nuovo. Il cinema diventa quasi un’ altra arte. Mutano la recitazione, il montaggio, l’ in...

A prova di morte

Parte prima: gruppo di ragazzacce si diverte e si sbronza in un bar. Poi uno stuntman di professione Mike le disintegra. Parte seconda: gruppo di ragazzacce se ne va in giro a divertirsi. Poi uno stuntman di professione Mike cerca di farle fuori ma non ci riesce. Da predatore diventa preda e alla fine lo massacrano di botte. La trama è esigua ma non per questo meno divertente. Inoltre il film vuole essere proprio così. Un esercizio un pò folle con citazioni raffinate e meno che accompagni lo spettatore in un divertimento da pochi dollari. Attenzione però. Tarantino il cinema lo sa fare e ci sono almeno due momenti da antologia. La scena del primo incidente e quella finale con la scritta THE END che appare all’improvviso. Si esce dal cinema con la sensazione di aver visto non qualcosa di nuovo ma sicuramente di interessante. Tarantino ha fatto la sua fortuna soprattutto sulla capacità di presentare la narrazione sotto un’ottica diversa e di modificarla rispetto ai canoni l...