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Queen Kelly di Erich von Stroheim

QUEEN KELLY
regia: Erich von Stroheim
1928 b/n 96 min.
con: Gloria Swanson, Walter Byron, Seena Owen, Sidney Bracey

Mutilato, massacrato, umiliato, censurato, tagliato, megalomane e trasbordante. Tutto questo è “Queen Kelly”. O almeno quello che ne resta.
Il principe Wolfram è promesso sposo della Regina V. Nonostante questo non si nega alcun eccesso, nè avventura galante. Si invaghisce della trovatella Patricia Kelly. La notte stessa organizza un finto incendio nel convento dove lei vive e la rapisce. La porta a palazzo e i due si dichiarano amore eterno. Ma la regina li scopre, scaccia Patricia a frustate dal palazzo e imprigiona il principe. Patricia va a vivere dalla zia, che gestisce un bordello in Africa, la quale la fa sposare forzatamente con un bieco e viscido individuo. Dopo di che possiamo fare solo ipotesi perchè il film venne bloccato. Nelle intenzioni di Stroheim Kelly doveva dirigere il bordello dopo il matrimonio, il principe uscito di galera si mette a cercarla, Regina V viene assassinata, il principe la trova e la riporta in patria, facendola salire al trono come la Regina Kelly. Il titolo qui si chiarisce molto. Ma alla fin fine queste sono solo supposizioni anche se documentate.
Il film manca quasi completamente della seconda parte, fu bloccato dai produttori per il costo esorbitante e l’avvento del sonoro che lo faceva diventare un investimento troppo rischioso. La megalomania di Stroheim non aiutò certo a salvaguardare un progetto che rimane uno dei più grandi progetti mai compiuti della storia cinematografica. Pensato per una lunghezza di tre ore, ne rimane più o meno la metà. I pochi fortunati che riusciranno ad avere una copia non proprio distrutta potranno ammirare tutto lo splendore formale dell’opera almeno nella prima parte: la maestosità delle scenografie e degli ambienti, la bellezza delle scene di massa, la fotografia espressionista. Tutto quello che rimane della seconda parte sono invece frammenti e foto di scena dai quali si può solo intuire quali fossero le intenzioni di Stroheim. Visto oggi sorprende ancosa per la violenza e il feticismo offensivo che lo pervade. La crudeltà della fustigazione di Kelly da parte della regina, la provocazione delle mutandine lanciate al principe, la perversione di un matrimonio celebrato sul letto di una morente, la corruzione sistematica di tutto quello che appare puro e innocente. Dopo “Greed” qualcosa o qualcuno ci ha ancora negato la possibilità di un capolavoro compiuto.

Salvatore Floris

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