Passa ai contenuti principali

A prova d'errore di Sidney Lumet


In piena guerra fredda un tragico errore meccanico-elettronico porta i bombardieri statunitensi verso Mosca per spazzarla via con l’esplosione nucleare. Invano tutti i poteri degli Stati Uniti si mobilitano per impedire che i bombardieri facciano quello per cui sono stati creati e perfezionati fino alla nausea. Un serrato scambio di comunicazioni e ragionamenti ci spinge con la tensione dei migliori film di azione fino al tragico epilogo. Un equilibrio malvagio che suda morte verrà ristabilito al prezzo di milioni di vittime, sacrificate sull’altare della folle ragione umana che non sa vivere senza il dominio sull’altro e senza la paura paranoica del nemico. New York verrà distrutta per bilanciare la scomparsa di Mosca ed evitare che tutta l’umanità nel suo complesso venga eliminata.
Assomiglia al "Dottor Stranamore" di Kubrick questo lavoro del grande Lumet. L’unica differenza è che ha un taglio più serioso e pedagogico. Laddove in Kubrick è critica e messaggio dietro una comicità cinica e macabra per questo più geniale e più a livello di inconscio, in Lumet è espresso chiaramente e lucidamente a parole. I personaggi non mutano la loro psicologia e rimangono molto stereotipati anche se ci sono dei dialoghi che arrivano a riflessioni profondissime. Oltre quelle domande e quelle riflessioni non si può andare. Il film risulta anche più datato di quello di Kubrick in certe parti o in certi particolari.

Questo in gran parte per il fatto che certe critiche Kubrick le poteva mascherare dietro l’ironia mentre Lumet è diretto e quindi deve stare più attento a quello che dice. Per esempio. Quando il presidente da l’ordine di bombardare New York lo fa eseguire a un pilota che ha moglie e figli nella città. Un breve passaggio negli uffici del Pentagono ci fa notare che anche la First Lady si trova in visita nella città e che il presidente lo sa. Insomma il messaggio è: il presidente è duro ma giusto. Non chiede agli altri un sacrificio estremo mentre lui non concede nulla. E’ uno di noi.
Per il resto un ottimo film. Con delle parti visionarie all’inizio e alla fine dell’opera che oltre ad essere meravigliose sono anche le uniche che possano fare intuire l’allucinante mondo e il pazzesco ricatto con il quale viviamo ogni giorno ancora oggi.

Salvatore Floris

Commenti

Post popolari in questo blog

Detour

Al Roberts  è Un pianista mezzo fallito che suona in un locale per mantenersi a galla. Culla sogni di gloria ma oramai pare essere un disilluso inappagabile. Decide di andare a trovare la sua amata Susy a Hollywood, dove si è recata per cercare quella fortuna che a lui sembra ormai preclusa. Nel viaggio sarà travolto da avvenimenti surreali e si troverà imprigionato da un destino che ha scelto di condurlo in posti dove non voleva assolutamente andare. Ulmer  si muove su un canovaccio noir abbastanza consueto ma solo per rinnovarlo e capovolgerlo dall’interno. La riflessione che ne scaturisce è tutt’ altro che banale. E’ l’uomo a scegliere e determinare il destino con le proprie azioni o siamo in balia di forze estremamente più grandi di noi, contro le quali è inutile combattere? Si tratta sostanzialmente di un “on the road”, narrato dal punto di vista del protagonista che, con un lungo flashback, attende arrendevole la nuova mossa che il destino gli ha riserbato. Il...

Viale del tramonto

Alcuni pensano che la grande rivoluzione del cinema sia stata l’ introduzione del colore. Non è affatto vero, la vera rivoluzione è stata quella di introdurre il sonoro nel cinema. I film muti non erano mai veramente tali. Avevano un accompagnamento musicale, avevano dei professionisti che facevano i rumori, come campanelli o clacson. Ma i dialoghi, le voci e i suoni dell’ ambiente non erano presenti. Con il sonoro molti attori finirono in soffitta. Alcuni avevano una voce orribile, altri non si riuscirono semplicemente ad adattare al nuovo linguaggio del cinema e alle nuove tecniche che richiedevano anche la voce. Questo vale anche per i registi. Non si tratta di un problema di apprendimento della tecnica, ma proprio di apprendere un nuovo linguaggio per esprimersi. Se il colore immette nuove forme e pochi contenuti nel cinema (ad esempio col suo uso simbolico) il suono immette un contenuto nuovo. Il cinema diventa quasi un’ altra arte. Mutano la recitazione, il montaggio, l’ in...

Carrie lo sguardo di Satana

CARRIE LO SGUARDO DI SATANA. regia: Brian de Palma anno: 1976 durata: 97 min. con: Sissy Spacek, John Travolta, Piper Laurie, Amy Irving, Wiiliam Katt. Horror di un altro livello rispetto a quelli odierni. La miscela fra ambiente studentesco e fenomeni tenebrosi ha dato linfa vitale ad un genere horror – giovanile che perdura tutt’oggi. La povera e indifesa Carrie vive emarginata, ai limiti della follia, schiava di una madre malata che ha riversato la sua delusione nel fanatismo religioso, circondata dalla crudeltà delle sue coetanee. Un giorno tutto sembra cambiare, la sua vita sembra diventare finalmente normale. Ma un crudele scherzo dei suoi compagni di scuola le romperà definitivamente la speranza.  La sua furia omicidia sarà implacabile, i suoi poteri telecinetici distruggeranno tutto quello che incontra. Tornata a casa, che dovrebbe essere il luogo di riposo e sicurezza, troverà una madre impazzita completamente che la pugnalerà, come una n...